Intervista a Lidia Calvano per "Le concubine del pianeta Gomoro"

Abbiamo intervistato Lidia Calvano, una nuova autrice Emma con il libro di prossima uscita Le concubine del pianeta Gomoro.

Ecco cosa ci ha raccontato. Buona lettura!

 

Ciao Lidia, come mai hai deciso di scrivere un “erotic sci-fi”? Parlaci un po’ di questa tua avventura.

Un saluto a tutti i lettori e grazie a Emma Books per questo spazio! Le concubine nasce da una contaminazione di generi lontani tra loro, sia storicamente che come target: la sci-fi è una lettura amata soprattutto dagli uomini, mentre l’erotic romance è pressoché interamente dedicato al pubblico femminile. Tuttavia, mi sono chiesta, perché non creare un’intersezione tra questi due generi in apparenza agli antipodi? Da un lato, il pubblico femminile chiede nuovi scenari e originalità nelle storie d’amore e di passione, dall’altro, esistono estimatori della fantascienza interessati anche alle evoluzioni sentimentali dei personaggi.

Sentiremo cosa ne pensano i lettori, da parte mia mi sono molto divertita e appassionata a questo progetto, e non escludo di continuare questa commistione in altre storie.

Ti sei ispirata a libri o film in particolare?

Per quel che riguarda la letteratura di fantascienza, le mie preferenze sono rimaste ad alcuni classici datati e ad autori come Asimov, Clarke, Le Guin. Sono anche un’assidua frequentatrice della sci-fi e del distopico al cinema: tra i miei film preferiti ci sono Blade Runner e Cloud Atlas.

Un grande amalgama di suggestioni, dunque, nel quale mi è difficile rintracciare un’ispirazione sopra le altre.

La storia presenta alcuni punti di contatto con Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood: l’ambientazione apocalittica, la schiavizzazione delle donne, i complotti di resistenza… È una casualità o hai preso come riferimento anche il romanzo della Atwood?

Nonostante Il racconto dell’ancella sia famosissimo e negli ultimi tempi ancora di più per l’uscita del seguito, devo confessare di non averlo letto. Qualcosa nella sua trama non mi ha forse convinto o coinvolto abbastanza, ma è vero che ci sono diversi elementi in comune.

D’altro canto, lo scenario apocalittico o il tema della sottomissione generalizzata delle donne o di una specie sconfitta in guerra sono un topos nella fantascienza. Mi viene da pensare proprio alla storia di Sonmi~451 in Cloud Atlas, la servante-clone che si ribella al destino suo e delle consorelle.

Purtroppo, non abbiamo bisogno di ricorrere alla sola fantasia per costruire storie di questo tipo: per le concubine ho anche attinto alle terribili vicende delle comfort women, donne cinesi, filippine e coreane deportate e costrette dai giapponesi a diventare schiave sessuali durante la II guerra mondiale.

La protagonista, Ester, è una donna piena di insicurezze, ma nel momento più critico scopre in sé un coraggio e una forza di volontà che non pensava di avere. La tua formazione di psicoterapeuta ha influito sulla caratterizzazione del personaggio?

Sì, la mia forma mentis emerge prepotente nelle storie che scrivo. Più che i comportamenti conta la motivazione, se vuoi comprendere le persone. Il conflitto interiore, le contraddizioni e le indecisioni sono il nostro pane quotidiano. Per quello, spesso, sembriamo esitanti o vulnerabili; è solo quando la nostra motivazione diventa lucida che possiamo far emergere tutte le nostre risorse e la nostra determinazione.

Ester è un essere piegato da mille violenze, ma i suoi dubbi nascono principalmente dalle differenti e contrastanti istanze del suo cuore. Quando il suo animo deciderà finalmente quello che è giusto, allora potrà dirigersi verso l’obiettivo con forza ed efficacia.

A proposito di donne, sono loro le principali vittime della storia, in cerca tuttavia di un loro riscatto. La tua novella ha anche un’anima femminista?

Non amo il termine “femminista”, perché negli anni secondo me è stato distorto e ha assunto una sfumatura di contrapposizione e di polemica più che di rivendicazione. Credo che molto si debba ancora lavorare e lottare per la parità di genere, eppure due squilibri non raddrizzano un torto. Nella mia novella anche le donne sanno essere spietate e vendicative. Ma non è quella la strada per un futuro migliore.

Parlaci invece dell’intenso rapporto che nasce tra Ester e l’umanoide Oroder.

Ester e Oroder sono due creature molto diverse, ma anche differenti dal resto della loro gente.

Il tema più importante alla base de Le concubine è proprio quello dell’incomunicabilità emotiva tra due mondi che reputano l’altro incapace di provare sentimenti.

Ester e Oroder imparano a conoscersi e ad amarsi perché scorgono nell’altro una crepa, un dubbio, dove pian piano il sentimento si infiltra e fa da cuneo per demolire l’odio secolare che separa le loro specie. Ester è segnata e violata, ma anche per Oroder non è facile trovarsi, da soldato, dalla parte dei conquistatori. Loro sono il seme, la speranza di un mondo dove la convivenza pacifica è possibile. La potenza dirompente del loro incontro si basa sull’intimità mentale, sul rispetto e sull’intuizione che ogni essere, umano o umanoide che sia, è diverso e merita di essere considerato per quello che è davvero, non per la categoria a cui appartiene.

Quando hai iniziato a scrivere e che cosa rappresenta per te la scrittura?

Mi sono avvicinata abbastanza tardi alla scrittura “seria”, e ancora più tardi alla narrativa. In questo momento per me scrivere significa entrare in quello che gli psicologi chiamano “flow”: un flusso, uno stato mentale di profondo benessere, dove si lavora perdendo la sensazione del tempo e della fatica, del tutto assorbiti nel processo creativo. È questa la mia passione, il motivo per cui mi alzo sorridente la mattina. Scrivo per alimentare questa sensazione di benessere, e sono felice nel sapere che le mie parole riescono, di tanto in tanto, a raggiungere ed emozionare qualche lettore.

Al di là del genere narrativo di questa novella, quali letture prediligi?

Sono una lettrice onnivora e infedele: alterno narrativa e saggistica, leggo non soltanto per svagarmi ma anche per imparare. Per quel che riguarda i generi, spazio moltissimo, ho bisogno della varietà per non annoiarmi e per tenere vivi la curiosità e l’interesse.

Amo i libri brevi, piccoli gioielli del presente o del passato che in poche pagine riescono a racchiudere un mondo. Preferisco poi le storie di introspezione a quelle di avventura, adoro i personaggi che mi fanno riflettere per giorni dopo averli lasciati e le storie che parlano di ombre. È lì che si trovano le cose più interessanti: tramite la conoscenza dell’oscuro nell’animo altrui si può arrivare a comprendere e accettare anche i nostri, di risvolti nascosti.

Hai già nel cassetto il manoscritto del tuo prossimo libro?

Naturalmente, accanto a un paio di ottimi sogni…