Una scrittura penetrante come i canini di un vampiro

Uno strano senso di vuoto nello stomaco, il respiro bloccato, gli occhi famelici che continuano a scorrere quelle righe, una dopo l’altra… È così che ci si sente quando si comincia a leggere Kyler di Paola Gianinetto. Un incontro da togliere il fiato, quello tra Nia, timida e indifesa, e Kyler, vampiro seducente e pericoloso. E, si sa, il pericolo affascina. Kyler di Paola Gianinetto è un libro che trasforma chi lo legge in un vampiro assetato di sensazioni e parole. Il talento dell’autrice è tagliente e penetrante come canini che affondano, profondi, in un collo caldo e morbido. Basta leggere le righe che descrivono l’incontro tra i due protagonisti per restarne completamente ammaliati. Un alto tasso di sensualità che non vi lascerà di certo indifferenti.

Kyler aveva gli occhi socchiusi, neri come la notte, e qualche ciuffo di capelli altrettanto neri gli scendeva sulla fronte. I lineamenti perfetti erano squadrati e decisi e anche se la bocca aveva una piega dura, quasi crudele, le labbra sembravano così morbide che a Nia venne l’assurdo desiderio di toccarle. Era alto quasi quanto Aidan e, nonostante fosse meno mastodontico, pareva scolpito in un blocco di puro acciaio. Aveva un’aria pericolosa. Pericolosa e letale. Se Aidan ricordava un arcangelo, con i suoi capelli d’oro, gli occhi del colore del cielo e l’onnipresente sorriso luminoso, la cupa bellezza di Kyler era quella di un angelo caduto. Gabriele e Lucifero. Luce e tenebre. Bene e male. All’improvviso, l’acciaio divenne liquido quando lui fece un lieve movimento in avanti, verso di lei. Questo ebbe il potere di distrarla dalla sua contemplazione e di indurla a indietreggiare di scatto, finché le sue gambe urtarono il bordo del divano, sul quale si lasciò scivolare. Lui approvò con un cenno del capo. «Brava, ottima scelta. Così sarà molto più semplice, Nia.» Lei si chiese come facesse a sapere chi era e soprattutto che cosa sarebbe stato più semplice, ma giudicò opportuno non fare domande e rimase in silenzio a guardarlo, mentre camminava verso di lei lentamente, senza smettere di fissarla, fino a trovarsi a un passo dal divano su cui era seduta. «Ti dispiacerebbe alzarti in piedi?» Oh, sì, pensò Nia, tremando, mi dispiacerebbe da morire. Ma le sue gambe si mossero come per volontà propria e lei gli ubbidì all’istante. Da qualche parte, fuori dalla grotta buia, le urla di Diamanda raggiunsero il parossismo, mentre lui alzava una mano e le prendeva il mento tra il pollice e l’indice, per indurla a guardarlo negli occhi. Appena le sue dita la sfiorarono, lei sentì la stessa scossa elettrica che già aveva provato con Patrick e con Beth, solo un milione di volte più potente. Non era una sensazione dolorosa, ma la colpì con un’intensità tale che vacillò e sarebbe caduta a terra se la mano di lui non fosse scattata in avanti a sorreggerla, così veloce che non riuscì a scorgerne il movimento. Nia aveva gli occhi incollati a quelli di lui e le parve di vedere un lampo di sorpresa in quei profondi pozzi neri, come se non si fosse aspettato che dal contatto tra i loro corpi si potesse sprigionare un’energia tanto potente. La fissò a lungo, proprio come aveva fatto Patrick la prima volta che si erano visti, e Nia si sentì esposta e vulnerabile, mentre lui metteva completamente a nudo la sua anima. Quando Patrick aveva sondato la sua mente, aveva provato solo una vaga sensazione di disagio, mentre pareva che con Kyler ogni emozione fosse amplificata all’infinito: per quanto fosse misterioso e sfuggente, era come se una parte di lei riuscisse a cogliere le sue intenzioni più nascoste. Dopo qualche minuto interminabile, lui parve soddisfatto e interruppe per un attimo il contatto visivo. «Davvero interessante» sussurrò a voce molto bassa, rivolto più a se stesso che a lei. Poi, si riscosse e tornò a guardarla negli occhi. «Ascoltami bene, perché è molto importante, Nia.» Sulle sue labbra, il suo nome aveva un suono intenso, rotondo e pericolosamente sensuale. «Sto per minacciarti» le disse, con voce calma e controllata. Per quanto fosse assurdo, sembrava quasi volerla rassicurare. «Ma non ti farò del male» continuò. «Quindi per favore cerca di non svenire o roba del genere, ok? Sarebbe una perdita di tempo. E non ho nessuna voglia di stare ad ascoltare le lamentele di Beth perché ho fatto perdere i sensi alla sua preziosa amichetta al nostro primo incontro.»

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