La ragazza di Ratisbona riproposta in versione vintage da Emma Books

I libri sono come i figli, uno li mette al mondo e li ama tutti, soprattutto i meno fortunati: perdonatemi il paragone un po’ usato, ma che in fondo ci azzecca. Dei miei otto figli (sei romanzi, un reportage letterario e un libro per ragazzi), La ragazza di Ratisbona è il sesto e quello che più ha faticato a farsi strada e che perciò amo particolarmente. È un omaggio alla città in cui ho abitato per tanti anni e a Barbara Blomberg, la sua eroina. Una lapide sulla facciata del palazzo in cui era solito alloggiare Carlo V, proprio davanti alla finestra del mio soggiorno di allora, ricorda il famoso incontro tra l’imperatore e la bella popolana che mise al mondo l’eroe di Lepanto. Ma non avrei dedicato un libro a Barbara Bloomberg se fosse stata soltanto l’amante dell'imperatore. Il personaggio di Barbara è molto più complesso e interessante e va molto più in là del cliché! È quello di una donna fiera e coraggiosa, che si prende le libertà che le vengono negate, in barba ai potenti della terra. Non soltanto: nella sua storia si rispecchia quella dell’Europa nella prima metà del Cinquecento. È proprio l’Europa la protagonista del romanzo che si svolge solo in parte a Ratisbona; la scena infatti si sposta, sulle tracce di Barbara, a Bruxelles, in Inghilterra e in Spagna. Sono gli anni in cui il vecchio continente comincia a trasformarsi nel mondo moderno in cui viviamo oggi, basta pensare al tema che percorre il libro come un leitmotiv, quello del tempo, che allora cominciava a essere considerato un bene da misurare con esattezza e amministrare con parsimonia e un tiranno che condiziona il corso intero della nostra vita. Attualissimo anche il quesito che allora divideva il mondo cristiano: è lecito usare la violenza per difendere una dottrina religiosa? Cinque secoli più tardi se ne discute ancora. E che dire della tematica del cosiddetto scontro tra le civiltà? Anche oggi se ne parla molto. La battaglia di Lepanto, che sarà condotta proprio da Don Giovanni d’Austria, il figlio bastardo di Barbara Blomberg e dell’imperatore Carlo V, occupa un posto così importante nella storia europea soprattutto per il suo valore simbolico: i cristiani, ormai irrimediabilmente divisi in più confessioni, di fronte al nemico comune ritrovarono la consapevolezza di far parte di un’unica civiltà, opposta – e, ai loro occhi, superiore – a quella musulmana. La vittoria del 7 ottobre 1571 fu considerata come il trionfo della cristianità. Non ci vengono riproposti oggi quegli antichi miti? La battaglia di Lepanto avrà per Barbara Blomberg conseguenze negative: il fatto di essere la madre dell’eroe la costringerà infatti a lasciare Bruxelles per la Spagna. Ma anche nel suo nuovo domicilio, Barbara non perderà il suo fascino e la sua forza d’animo. Naturalmente nel libro ci sono molti altri personaggi, alcuni storici, altri inventati di sana pianta, ma non per questo meno “veri”: basta nominare la zia di Barbara, Caterina, di professione levatrice, o Claude de Senarclens, il segreto amore della ragazza di Ratisbona, un intellettuale moderno che nel caos delle nuove dottrine non riesce più a orientarsi. L’ho amato particolarmente proprio perché è così pieno di dubbi. Come mi piacerebbe se il lettore – o la lettrice – si ponesse i suoi stessi quesiti, tremasse per la vita di Caterina, seguisse con empatia le traversie di Barbara indignandosi con lei per le ingiustizie a cui è sottoposta! Capirete facilmente il mio dispiacere alla notizia che La ragazza di Ratisbona, ormai irreperibile, non sarebbe più stato pubblicato, e il mio sollievo quando mi è stato offerto di far riapparire il libro come ebook presso la casa editrice Emma Books. Il romanzo si inserisce benissimo nella collana Vintage, mentre la nuova copertina si addice meglio di quella precedente alla ragazza di Ratisbona. Ma il vintage non è che una facciata: né il personaggio di Barbara, né la trama del libro, né la scrittura sono “d’altri tempi”, al contrario, si adeguano perfettamente al nuovo mezzo di lettura in cui sono proposti.  

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