L'insostenibile leggerezza del rosa

Dal mio intervento al Salone del libro di Torino,
#ilrosachenontiaspetti di Emma Books

"La felicità è sempre la risposta" recita uno degli ultimi spot della Coca-Cola. Lo spot - che in Italia credo non sia arrivato - è dedicato alla famiglie non tradizionali, ma la frase si presta  anche a descrivere in sintesi ogni storia d'amore. E se l'amore, quell'amore che ci rende felici, l'amore di una bambina per i genitori adottivi o quello di un bambino per i suoi due papà, è la risposta, se quella multinazionale ha deciso di farne lo strumento, sia pure a scopi promozionali, della propria campagna, allora non è poi tanto azzardato dire che a partire da quello stesso amore si può iniziare a lottare anche per i diritti delle donne, che la felicità può diventare un'arma contro la violenza di genere, contro gli stereotipi, per la rivendicazione di una femminilità nuova e indipendente dallo sguardo maschile. Le forme di protesta sono cambiate, sono nati nuovi modi di manifestare all'insegna della creatività, del divertimento, delle emozioni. Si combatte anche  a colpi di flashmob, si abbracciano i poliziotti, si tingono le acque delle fontane, si scrivono messaggi rivoluzionari sulle palline colorate (si veda il bel documentario dei fratelli Riahi, Everyday Rebellion). Del resto, lo dicono anche i manuali di pedagogia, un bambino ricorderà e imparerà più facilmente i messaggi che lo hanno emozionato. Allora perché no? Perché il rosa e le storie d'amore sono sempre stati guardati con sufficienza dal femminismo, come se fossero la dimostrazione che le donne sono creature semplici e ignoranti che si tengono a bada con poco? Ricominciare a sognare non è forse il primo passo per decidere di cambiare le cose? Le favole non sono ricche di insegnamenti, non contengono in sé anche un percorso di crescita e formazione? Ed ecco allora che il nuovo rosa italiano, quello nelle cui protagoniste è più facile identificarsi, che è più realistico, che si è liberato  da dominazioni e sottomissioni varie, migrate nell'erotico sdoganato dalle Sfumature, quello in cui le protagoniste si salvano da sole e l'amore quando arriva è un premio, non uno strumento, questo nuovo rosa italiano insegna prima di tutto alle lettrici a essere felici. Non tutte le eroine sono guerriere indomite, ma è proprio questo il punto, sono donne capaci di fare della fragilità la propria forza, di trovare dentro se stesse la volontà e le risorse per essere felici. E allora perché non ripartire da qui per le prossime battaglie delle donne? Dal diritto a essere felici, dalle emozioni che ci danno la voglia e lo spirito per combattere, dalla coesione e dalla capacità di agire delle community rosa. Le emozioni sono la vera forza delle donne, sempre. E il rosa ci aiuta a non scordarlo. Quindi sì, la felicità può essere davvero la risposta. Ma solo se ci convinciamo che sia un nostro diritto. E quando si tratta di insegnare la felicità, il rosa, il rosa migliore, quello scritto bene, con la testa e con il cuore, non deve prendere lezioni da nessuno.