Anteprima di "E a voi piace farlo?" di Viviana Giorgi

Come da tradizione natalizia di Emma Books, ecco qui un'anteprima del nuovo libro di Viviana Giorgi, E a voi piace farlo?, in uscita il 9 gennaio. Buona lettura!

Una domanda, come antefatto

 

«Ma a voi, ragazze, piace farlo?» chiese Roberta mettendo l’ennesima palla rossa sull’albero.


«Fare cosa?» volle sapere Daniela.

«Sesso, no?» rispose Roberta guardandola come se fosse una scema.

Per poco Sally non si strozzò. 


«Che domanda, certo che mi piace» rispose Daniela con indubbio entusiasmo.

«A me piace un sacco» commentò Patrizia.


«E a chi non piace?» intervenne Susanna.

Come se si fossero messe d’accordo, le amiche si girarono verso Sally, che ancora stava tossendo, in attesa di una sua risposta.

«Sally?» chiesero tutte e quattro, pendendo dalle sue labbra.

Ma che diavolo era venuto in mente a Roberta di porre una simile domanda, per di più mentre preparavano l’albero di Natale? Riprese a tossire.


«Vuoi un po’ d’acqua?» le chiese Daniela, mentre Susanna le batteva sulla schiena con troppo vigore.

Sally fece segno di sì con la testa, sperando nel frattempo di trovare una risposta a quella insidiosa domanda.

Le piaceva fare sesso?

Sì? No? Ni?

Sapeva benissimo che le sue quattro amiche di sempre non le avrebbero dato pace fino a quando non avesse risposto in modo credibile e in sintonia con le sue fallimentari storie d’amore.


Nel frattempo l’albero di Natale era stato dimenticato, lei pensava al sesso e le sue amiche pure.

Ingollò un po’ d’acqua, poi le guardò una dopo l’altra, il sopracciglio sollevato in un’espressione incredula.

«Ma che diavolo di domande fate?»

«Dai, abbiamo risposto tutte» la incitò Roberta, la colpevole della domanda indiscreta. «Manchi solo tu.»


«State scherzando, vero?»

«Noooo!» risposero in coro.

«Su, sapete come la penso.»


Le quattro amiche si scambiarono un’occhiata, poi la circondarono impedendole ogni via di fuga.

«Io non lo so come la pensi. Quando si parla di sesso di solito salta fuori che ti sei dimenticata che dovevi andare da qualche parte, o che devi fare una telefonata, o improvvisamente il lavoro chiama. Sparisci, insomma, e con notevole abilità. Ma perché? Sarai mica ancora vergine?» la provocò Roberta.

«Santiddio, no!»

«Sei diventata gay?»


«Non ancora, ma potrei anche pensarci se continuate a tormentarmi.»


«Allora?»


Sembrava proprio senza scampo.

«Dunque» improvvisò. «Be’, ecco, dipende» si decise a rispondere.

«Siamo tutte d’accordo che… dipende. Risposta diplomatica e inappuntabile, ma non quella che speravamo di avere da te. Allora, ti piace farlo?»

«Se vi dico che mi piacciono più il prima e il dopo che il durante riuscite a capire cosa intendo?»

Le quattro amiche scossero la testa, Daniela si fece anche vento con la mano. «La situazione è più seria di quel che temevamo» proclamò.

«Voi temevate? Allora vi siete messe d’accordo per torturarmi. Ah! Siete diaboliche. E allora me ne vado» disse Sally alzando gli occhi al cielo. Prese giacca e borsa e si diresse a tutta velocità all’uscita.


«È che noi speravamo di aiutarti…» spiegò Susanna.


«A fare cosa, se non chiedo troppo?» volle sapere Sally girandosi di scatto.

«Be’, tutte abbiamo un uomo, e ci spiace vederti sempre da sola» rispose Roberta, imbarazzata.

«O forse vi dispiace ritenervi obbligate a invitarmi quando uscite con i vostri compagni. La solita rottura della single tra i piedi? Se è così, non fatelo più, sarò contenta anch’io. E con ciò, arrivederci!»

Uscendo, avrebbe voluto sbattere la porta con fare teatrale, ma si trattenne perché si trovò davanti l’altra inquilina del pianerottolo. 


«Signora…» disse sperando che non attaccasse il solito bottone. Poi, per non rischiare di dover aspettare l’ascensore, imboccò le scale.

«Ma sono sei piani…» le urlò dietro la vicina.

«Tutta salute, signora, tutta salute» le rispose cercando di contenere la rabbia che stava salendo più veloce di quanto lei non stesse scendendo.

«Ma a voi piace farlo?» aveva chiesto Roberta.

Iniziava a domandarselo sul serio.

 

1

 

Il Natale passò, e pure Santo Stefano, senza che lei riuscisse a dare una risposta soddisfacente a quella domanda impertinente. Almeno non fino al 30 dicembre, giorno in cui si mise in macchina per andare a Gressoney, ospite di Roberta e del suo compagno (Federico, da tutti chiamato Fedi, “imbecille” da Sally).

Quel viaggio in Val D’Aosta era ormai una tradizione consolidata da diverso tempo, ma alla quale quell’anno Sally avrebbe rinunciato volentieri. Sempre per la faccenda della domanda che ancora non le andava giù (e, a quel proposito, se il suo ipotetico compagno fosse stato in qualche modo simile all’imbecille, la sua risposta sarebbe stata un tondo NO!).

Quando giunse alla fine del vialetto del bel stadeldi Roberta, Sally spense il motore e si concesse qualche secondo di tranquillità prima della consueta accoglienza. 


Sally, che gioia, sei arrivata.

«Sally, che gioia, sei arrivata, non vedevo l’ora…»

Ora, non le era mai stato chiaro perché Roberta non dovesse vedere l’ora che lei arrivasse, visto che si vedevano di continuo. Prima o poi glielo avrebbe chiesto.

Aprì la portiera, resistendo all’ultimo alla tentazione di riaccendere il motore, fare retromarcia e andarsene, e si ritrovò stretta dalle braccia ben tornite dell’amica.

«Ciao Roberta, scusa il ritardo, ma la strada era piena di neve.»

«Lo so, un bel problema. Peggy c’è?»

Ovvio che Peggy fosse con lei. «Sì, come ti avevo anticipato. Non ho trovato nessuno che me la tenesse. Spero che non ti dispiaccia.»


«Al contrario, sono felice. Peggy, amore, vieni dalla zia…»

Ora era diventata la zia di Peggy. Non che la cosa sembrasse dispiacere alla sua cagnolina, tanto bruttina quanto adorabile e dispettosa, che infatti ne approfittò per schizzare fuori dall’auto, leccare le mani di Roberta, saltarle addosso e infine partire per un giro di ricognizione del giardino, con tanto di stop per marcare il territorio. Meglio mettere subito in chiaro chi era il legittimo proprietario di quella terra, no?

Anche perché quasi subito, nel silenzio della montagna, risuonò un corposo «Bau!» e un grosso cane comparve dal nulla. Un pastore bernese, niente meno, grande e grosso, ma anche gentile visto che sopportò stoicamente l’attacco di Peggy.

«Avete preso un cane?» chiese Sally stupita, mentre il grosso bernese le saltava addosso e le dava il benvenuto con una leccata in faccia.

«Visto che meraviglia? Si chiama Thor!» rispose Roberta.

«Ha anche il martello?»

«Il martello?»


«Te lo spiego dopo. Comunque è bellissimo e anche socievole, certo più di quella zitella acida di Peggy…» Che probabilmente si stava chiedendo perché la sua umana stesse accarezzando quell’enorme cane.

«Ma non è nostro, è di Matteo, un amico che passerà il Capodanno con noi.»


«Mai sentito nominare.»


«Ma sì, il compagno di scuola di Fedi che lavorava al CERN, a Ginevra. Ma ora ha deciso di tornare in Italia.»


«E scommetto che è single…» mormorò Sally in tono sarcastico.

«Divorziato e ora disponibile, dovesse interessarti…»

«Roberta, ti prego… Non l’avrai mica invitato per me?»

«No, ma cosa pensi! Oh, eccolo che torna dal suo quotidiano giro di fondo. È anche un ottimo atleta» bisbigliò Roberta con aria da cospiratrice.

«E scommetto che oltre a essere un fisico ha anche un fisico da sballo» mormorò Sally seccata.

«Giudica tu!»

«Non posso crederci, Roberta» mormorò lei scuotendo la testa. «Lo sai che detesto queste cose.»

A quel punto vide i due cani scattare verso un uomo che dalla pista di fondo avanzava verso di loro. Thor e Peggy fecero di tutto per farlo cadere, fino a quando l’oggetto della loro adorazione non si fermò per accarezzarli e giocare con tutti e due.

Eh sì, il fisico del fisico non era affatto male, le tute da fondo non possono mentire.


«Matteo!» si mise a urlare Roberta sbracciandosi, quasi che fossero invisibili.

Sentendosi impotente davanti a un tale attacco, Sally scosse il capo, aprì il baule della macchina e cominciò a scaricare, circondata dai due cani che avevano preceduto lo sciatore a tempo di record.


«Ti sei divertito?» sentì chiedere all’amica.

«Molto, neve fantastica e nessuno sulla pista. Posso aiutarvi a scaricare?»


Fu in quel momento che, mentre reggeva in mano il cavalletto, Sally poté vederlo in volto. 


«Una pittrice?» le chiese lui con un sorriso sorpreso.


«Già» rispose lei indicando il cavalletto. «Ho del lavoro arretrato e pensavo di approfittare di questa vacanza…»


«Sally è una bravissima pittrice, specializzata in ritratti di cani e gatti.»

Lo sguardo di Matteo si posò sul suo cane e poi di nuovo su di lei.

«Sally, posso presentarti Matteo Ricardi? Matteo, lei è la mia più cara amica, Sally Ceretti.»


Da quando sono diventata la sua più cara amica?

Seguì una stretta di mano alquanto difficile, considerato il guanto da sci che non si sfilava, il cavalletto che minacciava la nuova amicizia e due cani in preda a una incomprensibile eccitazione. L’ipotesi di piantare lì tutto e tutti e di tornarsene subito a Milano parve a Sally la più saggia. Ciononostante, strinse la mano dell’uomo e sorrise.

«Una pittrice di animali! Interessante, vero, Thor?»

E il bernese, quasi avesse capito, cominciò a scodinzolare.

Non pensarci neanche.

Lo sguardo che Sally gli rivolse fu più eloquente di mille parole.

«Vado a togliermi gli sci, poi torno ad aiutarvi. Intanto porto il cavalletto» disse Matteo prendendoglielo di mano con troppa decisione, rischiando così di farla cadere.

«Ehi!»

«Scusami, non pensavo che…»

Con un sorriso e un cenno della mano lei lo scusò. Poi rimase a guardarlo mentre si allontanava.

«Allora, com’è il fisico?» le bisbigliò Roberta.

«Prendi questa borsa» le disse Sally smettendo all’istante di fissarlo. «E ti supplico, finiscila!» Lei stessa si caricò di una borsa e di una valigia e si diresse verso la casa appena in tempo per vedere il fisico uscire dalla porta.

«Vado a scaricare il resto» le disse con un sorriso degno di nota.

Che stesse cercando di essere gentile per la storia non confessata del ritratto a Thor?

Sally varcò la soglia di casa e subito si accorse della seconda sorpresa: la porta del piccolo appartamento del piano terra, quello che di solito veniva destinato agli amici con bimbi piccoli o agli anziani in difficoltà con le scale, era spalancata davanti a lei. E lei non apparteneva a nessuna delle due categorie. Con chi dovesse condividerlo le fu subito chiaro.

«Non ti spiace, vero? Ho pensato che al piano terra fossi più comoda, con Peggy.»

«E scommetto che hai pensato la stessa cosa anche per Thor…»

 

Continua…