Letture per la festa della donna

Estratto da Che fine ha fatto Caterina? di Mila Orlando:

Sottili lame di luce filtravano dalle veneziane verdi, illuminando lievemente la poltrona rosa di velluto che per anni Caterina aveva utilizzato per leggere, ricamare e sorvegliare il ragù. Nina fissava la poltrona e un amarcord di ricordi le passò davanti. Lì, il sabato sera, Caterina vegliava con dedizione il sugo e ne approfittava per leggere uno dei suoi amatissimi romanzi d’amore. Con quella scusa restava ad aspettarle in piedi in attesa che rincasassero dalle serate fuori. Nina aveva dedicato quasi ogni sabato sera ad Andrea. A lui il primo bacio, con lui i primi viaggi, di lui soltanto si era innamorata. “Come sei melodrammatica, Ninù” si disse, cercando di allontanare i ricordi sul commissario. Le si chiuse lo stomaco al pensiero che avrebbe dovuto rivederlo, mentre la voce della sua coscienza le suggeriva che forse era stata troppo dura con lui il giorno prima al commissariato.

Si avvicinò alla poltrona e ci sprofondò dentro. Una nuvola di profumo le accarezzò le narici, il profumo di Caterina. Da lì fissò i quaderni di ricette conservati gelosamente sulla cappa della cucina. In casa Romano-De Stasio non esistevano libri di ricette. Caterina, negli anni, aveva trascritto in alcuni quaderni le sue personalissime ricette, provate direttamente sul campo. Erano le stesse a cui si rifaceva Maria per il suo nuovo lavoro. Istintivamente si alzò e con la mano sfiorò quella pila di taccuini colorati, poi la sua attenzione fu catturata dall’unico libro di ricette riposto sullo scaffale più in alto. Nina sorrise sfiorando il dorsetto. Si trattava del libro di cucina francese che aveva regalato a sua nonna due anni prima per il compleanno. Era sicura che Caterina non lo aveva mai utilizzato. Presa dalla nostalgia lo afferrò e cominciò a sfogliarlo, quando le sue dita toccarono quella che doveva essere una lettera, la carta ormai ingiallita.

 

 

Estratto da E comunque non sei Kate Moss di Roberta Lippi:

Prenditi tempo. La mini SPA

Imparare a volersi bene passa anche dalla cura del proprio corpo. Se inizi adesso recupererai tutto il tempo in cui non l’hai fatto e diventerà un’abitudine davvero piacevole. Per farlo ci vuole il giusto agio, ma non serve una giornata intera.

Se sei single sarà più semplice; se sei in coppia chiedi al tuo consorte di lasciarti almeno mezz’ora solo per te, soprattutto se in casa girano dei bambini. Ai bambini non dovete dire di non disturbare la mamma, ma che finalmente avranno diritto a una mezz’ora con papà tutta dedicata a loro. Fai in modo che il tuo momento “non scassatemi le palle” diventi il loro momento felice “ho papà tutto per me”. Se ti va puoi anche attivare un timer. È una cosa che li aiuterà a percepire quella richiesta di tregua come un gioco.

Ok, torniamo a noi.

Trenta minuti. Una vasca da bagno.

Se hai una doccia ti basterà anche meno, ma gli esiti non saranno i medesimi (l’immersione nell’acqua calda, si sa, ha immediati effetti rilassanti, ci riporta all’utero materno e funziona sempre).

Apri dunque l’acqua calda e riempi la vasca, versaci dentro una manciata di sale, una di bicarbonato e tre gocce del tuo olio essenziale preferito (non ce l’hai? Andare in erboristeria e scegliere. Farlo oggi).

Intanto prepara la biancheria pulita; se è inverno metti sul calorifero gli abiti comodi che indosserai, e in una posizione facilmente raggiungibile l’accappatoio o l’asciugamano che userai (morbido e gigante). Scegli una musica rilassante; se possibile realizza una compilation “da bagno”. Preferibilmente strumentale. Musica jazz o classica di solito funzionano.

Spegni tutte le luci che puoi e usa una abat-jour che posizionerai per terra.

Accendi almeno tre piccole candele (tanto sappiamo tutte che ne hai un sacco da cento dell’Ikea nel cassetto, e invidiavi Brooke Logan).

Porta con te il telefono, ma mettilo in modalità “non disturbare”. Eviterai così che qualcuno bussi alla porta del bagno al grido di «Ti suona il telefonoooooo!» e potrai usarlo per ascoltare la musica e puntarti una sveglia dopo diciotto minuti. Di certo te ne basteranno meno.

Entra nella vasca.

L’acqua dev’essere calda ma non esagerare o passerai il resto dell’anno davvero a farti sclerotizzare i capillari.

Rilassati almeno per il tempo di due canzoni. Poi puoi iniziare a fare quello che vuoi. Cantare, sguazzare, lavarti i capelli, addirittura tagliarti le unghie.

Ma resta nella vasca finché non ti senti pulita.

Quando esci avvolgiti nell’asciugamano dalla testa ai piedi.

Non accendere la luce.

Mentre i capelli si iniziano ad asciugare grazie al tessuto spugnoso, tu idraterai il tuo corpo con un olio. Perché a quarant’anni bisogna non solo correre ai ripari ma farlo nella maniera più edonistica che conosci. Dedica almeno due minuti a spalmarti di olio come se fossi la più grande gnocca del mondo e ti stesse riprendendo Brian De Palma. L’olio richiama viaggi lontani, massaggi fatti da professionisti, e idrata la pelle. In più ti resterà addosso una sensazione di morbidezza e profumo più a lungo. Lo so, ti hanno rotto le palle fino a oggi con le creme che si assorbono e non macchiano i vestiti. Fregatene. Noi vogliamo che ci ungano come bodybuilder in concorso.

Resta nuda se fa caldo o rimettiti l’accappatoio se fa freddo. In questo modo l’olio si assorbirà e tu non macchierai i vestiti (e anche se li macchi sai che c’è? Sono una felpa del cazzo e un paio di leggings, non ci devi andare a teatro).

Inizia a pettinarti, tamponati il viso con l’acqua (di rose o del rubinetto va bene lo stesso, basta che picchietti forte, cara) e metti la crema per il viso (ti sei struccata mentre eri nella vasca, vero?). Probabilmente a questo punto la sveglia ha già suonato.

Adesso svuota la vasca, spegni le candele e spalanca la finestra. Respira l’aria che arriva da fuori e lascia che il tanfo degli stoppini spenti abbandoni il bagno.

Sei ancora nella penombra.

Prendi gli abiti dal calorifero e vestiti. Accendi la luce. Asciugati i capelli. Torna nel mondo. Hai ancora qualche minuto prima di uscire da quella porta. Raccatta i tuoi resti e la tua piccola spa come quando vai in spiaggia e ti porti dietro mezza casa.

Non bisogna essere al mare per godersi le vacanze. Non bisogna essere in vacanza per sentirsi in vacanza. La mente fa quello che le dici. Pensa quello che pensi. Quell’angolo di bagno sono le tue vacanze. E se abiti da sola puoi farle durare tutto il tempo che vuoi.